Giugno 2009...Sono passati cinque anni da quando sono uscita dalla scuola superiore per iniziare l'università. Cinque anni dal giorno che vestita di blu e bianco mi sono seduta a scrivere il saggio breve all'esame di stato. E il tempo che è passato lo sento tutto.
Ogni qual volta iniziano gli esami di stato, però, mi viene da ripensare al mio, alle giornate passate a studiare italiano bevendo caffè alla nocciola (il caffè freddo alla nocciola migliore che abbia mai bevuto) e alle serate passate con il mio ragazzo di allora (che ho mandato a farsi benedire insieme ai professori del liceo, e detto tra noi se lo meritava).
E' una sensazione strana. Non tornerei indietro neanche per tutto l'oro del mondo per carità, ma ripensare a quel giugno 2004 mi fa sorridere.
Credo sia perché nella vita di qualsiasi studente, l'esame di stato rappresenti un po' il rito di passaggio dalla adolescenza alla vita adulta, perché finisce il tempo in cui il futuro è una dimensione remota, si esaurisce il tempo delle vacanze interminabili e quasi troppo lunghe al mare con gli amici e dei pomeriggi sempre fuori di casa. In qualche modo si chiude quell'enorme ventaglio di possibilità che a 18 anni la vita ti apre generosa davanti. Quando esci dal liceo sei come una cellula totipotente, una forma da modellare, e puoi scegliere cosa fare da grande e puoi davvero fare qualsiasi cosa, hai solo da scegliere tra la miriade di opportunità.
Qualsiasi sia il tuo sogno di vita è lì davanti a te, a portata di mano, pronto soltanto a farsi inseguire. Tutte le porte sono aperte e puoi veramente scegliere quale attraversare, perché sono tutte lì per te. Quando scegli però, tutte le altre si chiudono, e malgrado la vita possa essere imprevedibile, hai dato la svolta fondamentale; e il primo giorno che metti piede all'università, o al lavoro, è tutto lì, non ci sono sliding doors. E' l'inizio della tua vita adulta.
E io vorrei dirlo a tutti questi ragazzi intenti a chiudere i loro libri di storia, letteratura, matematica di goderselo questo momento e di guardarle bene tutte le strade che si prospettano loro davanti. Vorrei dir loro di non scegliere un'università solo perché è meno impegnativa di un'altra, o perché mamma e papà vorrebbero che si continuasse la tradizione di famiglia, o semplicemente perché è quello che tutti si aspettano. Lo vorrei dire a questi ragazzi un po' sbandati e senza obiettivi che è questo il momento in cui possono essere qualsiasi cosa vogliono, perché secondo me non glielo dice nessuno.